Scypionyx il primo dinosauro italiano
Scipionyx è un genere di dinosauro teropode estinto, che è vissuto in Italia nel periodo del Cretaceo Inferiore, cioè circa 113 milioni di anni fa, nella zona del piano Alpiano e al momento comprende una singola specie S. Sanniticus, che è rappresentata da un solo fossile scoperto nel 1981.
- Nome : Il nome significa ” artiglio di scipione”
- Scopritore : Dal Sasso e Signore nel 1998
- Classificazione : Saurischia, Theropoda, Coelurosauria
- Reperti : In Europa
- Alimentazione : Carnivoro
- Periodo : Cretacico.
La specie è stata nominata e descritta nel 1998 a partire dal fossile consegnato nel 1993 perché fosse studiato. Scipionyx, meglio noto come Ciro e prima come Ambrogio, è un dinosauro molto importante, perché è il primo ritrovato in Italia e il fossile è in un ottimo stato di conservazione.
Ha molte parti del tessuto molle pietrificato e addirittura sono ben visibili intestino, muscoli e organi interni dettagliati. Di recente sono state scoperte anche tracce fossili delle cellule muscolari e di quelle ossee.
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Alla scoperta del Scipionyx Dinosauro carnivoro
Alla cronaca questo piccolo dinosauro è più noto col nome di Ciro, come è stato chiamato dalla stampa per la sua presentazione ufficiale dopo la classificazione e per diffondere la notizia in modo tale da farla arrivare davvero a tutti.
Si tratta di un esemplare giovane, lungo all’incirca mezzo metro, e secondo alcuni non dovrebbe avere più di tre giorni di età, quindi non abbiamo attualmente idea di quale potrebbe essere stata la sua forma definitiva da adulto.
Sappiamo però che è un bipede predatore, con una lunga coda come bilanciamento del corpo e probabilmente ricoperto da piume molto primitive, anche se nel fossile mancano le tracce dei tessuti esterni.
Abbiamo al tempo stesso tante informazioni e poche certezze su questo dinosauro, ma possiamo affermare che era goloso di pesci e lucertole perché le abbiamo trovati nel suo intestino e nello stomaco, ma non abbiamo un’idea precisa sul fatto se li avesse cacciati lui stesso oppure se fossero pasti semi digeriti dei genitori.
Non siamo sicurissimi sulla posizione con cui questo dinosauro riposava, ma abbiamo un’idea di come corresse. Scipionyx ha una classificazione incerta, perché è troppo giovane per capire quale fosse il clade di appartenenza, è solo un grosso pulcino.
Compsognathidae, una famiglia di piccoli celurosauri. Tuttavia, il paleontologo italiano Andrea Cau ha proposto che Scipionyx possa rappresentare un giovane Carcharodontosauridae, una famiglia di grandi carnosauri.
Secondo i paleontologi dovrebbe appartenere ad una piccola famiglia di celurosauri parte dei Compsognathidae, anche se secondo il paleontologo Andrea Cau potrebbe trattarsi di un giovane Carcharodontosauridae cioè un cucciolo della famiglia dei grandi carnosauri, come il T-rex.
Come era fatto lo scheletro di Scipionyx
Scipionyx, o Ciro come è più famoso, attualmente rappresenta un olotipo, cioè l’esemplare usato per descrivere una specie, è piccolo e giovane, con la lunghezza di appena 237 mm anche se manca un pezzetto di coda che lo porterebbe a circa 46,1 cm, più o meno come un pollo.
Confrontandolo con gli embrioni ritrovati nelle uova di dinosauri simili non è del tutto escluso che da adulto potesse diventare molto grande, forse anche 2,37 metri di lunghezza come il Sinocaliopteryx.
Ci sono studi che hanno provato a immaginare quale potesse essere la posizione di un dinosauro così giovane dentro il suo uovo, ma al momento danno risultati poco interessanti.
Questo olotipo è in pratica un pulcino quasi appena nato, forse di appena 3 giorni, anche se già possiamo capire che si tratta di un predatore bipede con una postura orizzontale bilanciata dalla lunga coda per restare parallelo al terreno e un collo lungo e sottile, anche se non troppo.
Gli arti anteriori e posteriori sono molto lunghi e probabilmente era ricoperto da piume, che però non ho lasciato tracce. Scipionyx, il cui nome significa Artiglio di Scipione, ha 44 denti e come tutti i cuccioli ha la fontanella ancora aperta sulla testa, anche se all’inizio si era pensato che potesse essere stato il segno di un morso.
Scipionyx era un dinosauro che sarebbe stato in grado di mordere e ingoiare le prede ma non altrettanto bravo a frantumare le ossa, come tanti suoi parenti e quindi dopo aver finito con la prima parte della digestione le avrebbe rigurgitate quasi tutte.
Anche se questa parte manca, probabilmente aveva una cinquantina di vertebre caudali, sebbene se ne restino soltanto nove perché la coda è troncata. Ci sono anche elementi importanti per quanto riguarda la pneumatizzazione delle ossa, perchè come quelle dei moderni uccelli, da adulto Scipionix le avrebbe avute quasi del tutto vuote e leggere per muoversi più agilmente.
Il suo scheletro, però, si trova ancora in una fase di ossa piene, probabilmente legata alla giovane età. Quindi anche se da adulto sarebbe stato un dinosauro molto agile e scattante, Scipionyx da piccolo doveva essere un po’ più goffo e lento.
I denti aguzzi e ricurvi però, ci mettono in guardia sul fatto, che, per quanto ancora un pulcino, questo esemplare doveva essere in grado di dare davvero bei morsi alle prede e ai suoi nemici.
Dalla forma del bacino ci sono alcuni tratti simili a quelli dei Tyrannosauroidea, la famiglia del T-rex, come la sinapomorfia, ossia il fatto che l’osso del pube punta verso il basso verticalmente.
Purtroppo non sappiamo di preciso come terminavano le zampe posteriori, ma quelle davanti sono rapaci e dotate di artigli ben sviluppati.
Come era fatto Scipionyx
Una caratteristica interessante di Ciro è la buona conservazione di molti tessuti molli, un caso eccezionale per un dinosauro fossile, anche se ci sono stati alcuni ritrovamenti Per quanto riguarda la cartilagine nell’intestino i tessuti muscolari in altri esemplari.
Scipionyx è l’unico in assoluto che conserva tracce di muscoli, organi, cheratina, sistema respiratorio, digerente, tessuto connettivo, cartilagine sangue e vasi.
Purtroppo sistema nervoso, pelle esterna e piume (oppure squame, non lo sappiamo) mancano completamente e quindi resta un po’ un mistero quale potesse essere il suo aspetto complessivo, anche se si pensa che fosse simile a quello di molti uccelli terricoli primitivi.
A differenza delle ossa i tessuti molli non sono impronte, ma pietrificazioni tridimensionali di fosfato di calcio, un minerale che le ha ricalcate a perfezione e che per un caso molto fortunato hanno mantenuto un eccezionale livello di dettaglio persino all’interno delle cellule.
Sono anche presenti componenti biomolecolari originali molto ben conservate. Stranamente non è più presente il tessuto osseo originale, ma rimane l’impronta del fosfato di calcio che ha preservato la struttura delle cellule, gli spazi che all’interno e il loro sistema circolatorio e di raffreddamento.
Inoltre, è stato possibile osservare anche i vasi sanguigni presenti dentro le ossa e in alcuni casi ne sono stati trovati di vuoti all’interno.
Questo è un fattore molto importante, perché ha consentito di ricostruire tridimensionalmente al computer. Ci sono anche tracce delle guanine di cartilagine delle ossa, molto interessanti perché aiutano a capire lo stile di movimento e azione di Ciro, che per molti dinosauri è ancora un vero e proprio mistero.
Purtroppo dell’apparato respiratorio si è conservato poco. Non ci sono le tracce dei polmoni ma soltanto un pezzetto di trachea, visibile abbastanza bene, in cui si trovano circa una decina di anelli di sostegno di cartilagine. Alcuni di questi sono aperti con una forma a C e questo ci dice che Ciro respirava velocemente.
Nella parte anteriore del torace, invece, un alone rosso presente nel fossile ha fatto pensare ai paleontologi che si trattasse di tracce del fegato, che è un organo ricco di ferro e di sangue.
Nel 2011 con un’analisi fatta con il microscopio elettronico a scansione è stato determinato che si tratta di ossido di ferro idrato e limonite derivanti dall’emoglobina. Inoltre sono state individuate tracce di bidiverdina, che è una componente presente nel fegato e che fa parte della bile.
Forse è una parte del sangue deriva dal cuore e dalla milza di questo piccolo dinosauro. Secondo alcuni studi inoltre ci sarebbero anche tracce di un organo che di solito non lascia segni, il timo che qua è rappresentato a sua volta da un alone.
La parte più sorprendente di questo fossile, però, è il sistema digerente che è ben conservato perché gli intestini ci sono ancora e sono presenti buone tracce degli ultimi passi fatti dall’animale.
Ci sono particelle di cibo, piccole ossa di animali e squame e anche se l’organo probabilmente è stato disciolto dall’acido presente al suo interno dopo la morte di Ciro, non sono stati trovati gastroliti cioè i sassolini che molti dinosauri e uccelli ingeriscono per aiutarsi a digerire.
Manca la cloaca, che nei dinosauri, rettili e uccelli è lo sbocco di vescica e intestino e quindi non sappiamo di preciso come finisse il ciclo digerente di questo piccolo animale estinto.
Il tessuto muscolare è presente con un ottimo stato di conservazione con singole fibre, cellule e sarcomeri, le sacche che contengono i muscoli, che si presentano come cristalli di apatite.
Le varie tracce ben visibili nel fossile possono aiutare anche a determinare le modalità di movimento di questo dinosauro.
La classificazione di Scipioniyx
Scipionyx è un olotipo, quindi il primo ad essere descritto della sua specie, però purtroppo si tratta di un pulcino e quindi non abbiamo di preciso un’idea di come sarebbe stato da adulto.
È difficile collocarlo nell’albero filogenetico dei terapodi, perché i pulcini e i giovani presentano caratteristiche ancestrali che vengono poi perdute negli adulti, come succede con molti tipi di uccelli moderni.
Nel 2011 è stato deciso di creare il tassone parallelo a Orkoraptor per Scipionyx, ma è una posizione provvisoria perché al momento molti degli esemplari presenti nella suddivisione dei sono giovanili e potrebbero non appartenere a specie indipendenti ma essere soltanto forme già note in età adulta.
Che cosa mangiava Scipionyx
A differenza di altri dinosauri siamo molto sicuri di che cosa faceva parte della dieta di Scipionyx, perché sono state trovate tracce di pasti consecutivi a diverse fasi della digestione.
Questo ci dice che era un predatore di piccoli animali. Ci sono nel suo sistema digerente alcuni frammenti ossei e squame, anche se probabilmente non fanno parte di un singolo pasto e quasi di sicuro sono stati portati dai genitori al nido.
Scipionyx mangiava quindi piccoli pesci catturati in acque marine molto basse e lucertole, queste probabilmente anche piuttosto grandi, visto che le ossa indicherebbero tra 15 e 40 cm totali e questo ci dice che forse le prede sono state catturate da esemplari più grandi e poi mangiate in seguito a piccoli bocconi.
Infatti un cucciolo così piccolo non avrebbe potuto riuscire a battere una preda adulta per quanto di dimensioni più contenute.
Come viveva Scipionyx
A quanto pare Scipionyx viveva in una zona con lagune poco profonde, che sono state anche la base della sua conservazione essendo carenti di ossigeno.
Aveva una digestione molto efficiente in grado di ottimizzare l’assorbimento di nutrienti, segno del fatto che con tutta probabilità era un predatore opportunista, cioè non specializzato in un solo tipo di caccia e che selezionava le sue vittime in base alle possibilità del momento senza andarle particolarmente a cercare.
Vista la forma del sistema digerente molto efficiente, una volta assorbita tutta l’energia dalla carne, le ossa sarebbero state rigurgitate e Scipionyx sarebbe stato di nuovo pronto per cercare una nuova preda o forse anche per sgranocchiare qualche pesce portato dalla risacca a riva.
Sorprendentemente Scipionyx doveva avere un sistema respiratorio più simile a quello di coccodrilli e non vicino a quelle degli uccelli, come invece accade per tanti altri dinosauri.
Aveva un muscolo del diaframma che funzionava spinto dal fegato e quindi il suo respiro doveva cambiare molto nelle varie fasi della giornata.
Scipionyx abitava nella zona dell’Albiano, sulla Placca Adriatica, che all’epoca era occupata da un mare poco profondo chiamato Paratetide, con zone di terraferma non ben distinte e isolotti sabbiosi vicino alla costa.
Con tutta probabilità Scipionyx era un vero gigante del suo ecosistema e forse un predatore importante da adulto. Siccome non ci sono segni nel fossile di un possibile nanismo insulare, con tutta probabilità era emigrato da poco sul territorio.
Quindi conserva ancora le caratteristiche dei grandi dinosauri della terraferma, ma ci sono degli studi che vorrebbero invece una direzione un po’ differente, ma sono ancora poco definitivi.
Come è stato ritrovato Scipionyx
Nel 1981 Giovanni Todesco, un dilettante appassionato della ricerca dei fossili, mentre era in giro con sua moglie a curiosare in una cava famosa per i fossili, nella zone del paese di Pietraroja a circa 70 km a nord est di Napoli ha trovato il futuro Ciro in una formazione piena di tracce marine ben conservate.
Todesco ha fatto la preparazione del fossile nella sua cantina a San Giovanni Ilarione vicino a Verona rimuovendo un po’ di matrice gessosa dalla superficie delle ossa e ricoprendola con della colla a base vinilica.
Dopo averlo tenuto nella sua collezione per un po’ nel 1993 portò l’esemplare a Giorgio Teruzzi del Museo Civico di Milano. Il paleontologo che si interessò al dinosauro chiamandolo Ambrogio e cominciando gli studi.
Per un’ingenuità, nel 1993, per la precisione il 15 ottobre Tedesco dopo una segnalazione ha consegnato il dinosauro alle forze dell’ordine che hanno sequestrato tutta la sua collezione di fossili, perché per legge in Italia sono proprietà dello Stato.
A questo è seguito un brutto processo contro una persona che non aveva idea di aver compiuto un reato grave e che pensava solo di giocare un po’ allo scienziato e che si è concluso nel 2004 con una riabilitazione.
Dopo tanti anni a Tedesco è stato finalmente riconosciuto il ruolo di Benemerito per la Salvaguardia e la Ricerca dei Beni Culturali.
Lo studio approfondito di Scipionyx ha portato nel 1998 alla sua pubblicazione con il nome binomiale ufficiale di Scipionyx Sanniticus e alla classificazione come olotipo.
C’è però da aggiungere che nel 2021 il paleontologo italiano Andrea Cau ha proposto che si tratti di un pulcino di Carcharodontosaurus, ma l’ipotesi è tutta da verificare.
Qualche curiosità su Scipionyx
Questo dinosauro è il primo esemplare trovato in Italia e anche se non si tratta di un animale gigantesco, rappresenta un punto di partenza importante, visto che è quasi completo.
Scipionyx ha avuto parecchi nomi. Il suo scopritore lo ha chiamato Cagnolino, per via dei denti, chi lo ha studiato per primo lo ha ribattezzato Ambrogio, ma tutti lo conoscono come Ciro, anche perché è un dinosauro ritrovato in Campania.
Il suo nome deriva sia da Scipione l’Africano che combatté contro Annibale proprio vicino al luogo del ritrovamento, sia da Scipione Breislak, il geologo che descrisse per primo la zona in cui in seguito avvenne il ritrovamento.
Sanniticus significa che proviene dal Sannio, l’antico nome della zona. Il suo nome, poi, è la fusione di Scipione e onyx, che vuol dire artiglio in latino, con un riferimento alle formazioni militari romane.
Dietro alla sua classificazione ci sono parecchie storie e dubbi, perché è un pulcino e quindi non sappiamo come sarebbe stato da grande e neanche se è una specie a sé stante.
Infine, purtroppo, il signor Giovanni Tedesco, per fortuna completamente riabilitato, visto che non aveva denunciato il ritrovamento si è trovato in grossi guai con la legge che lo ha messo a processo e denunciato per furto di fossili, che in Italia è reato, ignorando per anni la sua totale buona fede.
Adesso, per fortuna, è stato premiato per il suo contributo con un titolo di Benemerito per la Salvaguardia e la Ricerca dei Beni Culturali.