Homo sapiens è la definizione utilizzata per indicare l’uomo moderno. Comparso circa 320.000 anni fa, è l’unica specie vivente appartenente al genere Homo. Fu l’Africa orientale la prima area geografica ad assistere alla sua comparsa. Da lì, già in epoca preistorica, gli Homo sapiens cominciarono a partire per esplorare e colonizzare nuove terre: tutto questo grazie a un cervello più evoluto, a una maggiore consapevolezza di sé, a capacità comunicative e collaborative superiori rispetto a chi l’aveva preceduto.
“Sapiens” in latino vuol dire “colui che sa”, “l’essere che ha conoscenza”. E in effetti Homo sapiens è stato ed è la specie appartenente al genere Homo più capace in assoluto, l’ultimo anello della catena evolutiva iniziata con gli Australopithecus. In passato sono esistite parecchie specie “cugine” dell’Homo sapiens, tra cui l’Homo neanderthalensis (il celebre uomo di Neanderthal), l’Homo erectus e l’Homo habilis.
Tutti facevano parte di una grande “famiglia” detta genere Homo, che ha visto la luce milioni di anni fa nel continente africano e si è evoluta costantemente. Come accennato poc’anzi, i sapiens sono gli unici sopravvissuti di quella lunghissima storia che ha unito il genere umano al continente africano.
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Le origini: come tutto ebbe inizio
La storia dell’Homo sapiens comincia ufficialmente 330.000 anni or sono, nell’area geografica che corrisponde all’attuale Etiopia. Lo sappiamo grazie alle ricerche genetiche e ai ritrovamenti fossili effettuati dai paleontologi presso la valle del fiume Omo. L’evoluzione non è un processo magico, ma qualcosa che avviene molto lentamente, nel corso di migliaia di generazioni. E così è stato anche per l’Homo sapiens.
I primi sapiens avevano un cervello particolarmente sviluppato, una fronte alta e rotonda (diversa da quella dei Neanderthal) e un corpo agile e resistente. Ma perché comparvero proprio in Africa? Il continente africano, con particolare riferimento alla sua porzione orientale, aveva tutte le condizioni ideali affinché nuove popolazioni potessero svilupparsi: cibo abbondante, clima variabile, foreste e savane.
I nostri antenati
Prima dell’avvento dell’Homo sapiens c’erano altri ominidi. Tra questi l’Australopithecus afarensis, che comparve circa 3,5 milioni di anni fa. Fu uno dei primi a spostarsi su due piedi ed è noto soprattutto per il fossile detto “Lucy”. Appartiene alla stessa linea evolutiva anche Homo habilis, comparso in Africa orientale circa 2,4 milioni di anni fa: gli archeologici decisero di chiamarlo così perché i primi fossili ritrovati erano spesso accompagnati da frammenti di strumenti di pietra.
La capacità per cui Homo habilis è passato alla storia era proprio quella di saper lavorare la pietra per farne utensili da usare per scuoiare gli animali cacciati e le carcasse sottratte ad altri predatori. Circa 1,9 milioni di anni fa, comparve anche Homo erectus, il primo a migrare fuori dal continente africano. Raggiunse Asia ed Europa, stabilendosi in gruppi sparuti tra il bacino del Mediterraneo e le coste del Mar Nero. Ciascuna di queste specie ha compiuto un passo decisivo verso ciò che oggi siamo diventati.
L’epoca delle grandi migrazioni
I nostri antenati cominciarono ad uscire dall’Africa circa 220.000 anni fa. A testimoniarlo sono due crani fossili denominati Apidima 1 e 2, ritrovati in Grecia nel 2017. Apidima 1, in particolare, sarebbe la testimonianza di Homo sapiens più antica mai rinvenuta al di fuori del continente africano, essendo datata a circa 210.000 anni fa. Il cranio in questione venne datato utilizzando il metodo più moderno e performante possibile, ovvero quello dell’Uranio-Torio-230.
Gli scienziati hanno scoperto che il cranio in questione è decine di migliaia di anni più antico di qualsiasi altro reperto di Homo sapiens trovato fuori dall’Africa fino a quel momento. Il salto cronologico è talmente impressionante da aver obbligato la comunità scientifica a ridiscutere l’intera teoria evoluzionistica dei sapiens.
La ricercatrice Katerina Harvati ha spiegato come almeno due popolazioni differenti si stabilirono nella Grecia meridionale durante il Pleistocene medio: tra queste c’era anche un antichissimo nucleo di sapiens, probabilmente originario del Medio Oriente. Tutto ciò ha reso evidente come le prime migrazioni dall’Africa avvennero circa 120.000 anni prima di quanto la scienza avesse ipotizzato fino a quel momento.
I cosiddetti sapiens arcaici, seguiti da quelli più moderni, attraversarono fiumi, deserti e montagne, affrontarono animali feroci, terre sconosciute e climi assai più freddi di quelli che si erano lasciati alle spalle. Fu così che Homo sapiens giunse fino in Medio Oriente, Asia, Europa e infine nelle Americhe. Naturalmente, queste migrazioni avvennero molto lentamente.
Durante questo lunghissimo viaggio, Homo sapiens incontrò altre specie umane, tra cui i Neanderthal in Europa e i Denisoviani in Asia. E, sorpresa delle sorprese, gli scienziati hanno scoperto che in alcuni casi queste genti si incrociarono persino tra di loro, tanto che nel nostro DNA portiamo ancora piccole tracce di queste antichissime unioni.
I principali ritrovamenti archeologici attribuiti ai sapiens
Grazie agli scavi e alle ricerche, abbiamo scoperto moltissimo circa gli antichi Homo sapiens. Ecco alcuni dei ritrovamenti archeologici più importanti:
- – Jebel Irhoud, Marocco
Nel sito di Jebel Irhoud, un centinaio di chilometri a nord-ovest di Marrakech, sono stati trovati resti fossili datati circa 300.000 anni fa. Sono i più antichi fossili conosciuti di Homo sapiens. Questi ritrovamenti hanno rivoluzionato ciò che tutti gli scienziati pensavano: prima, infatti, era credenza comune che l’Homo sapiens avesse iniziato a spostarsi dall’attuale Etiopia non prima di 200.000 anni fa. Secondo i ritrovamenti avvenuti in Marocco, invece, Homo sapiens avrebbe cominciato a diffondersi nell’intero continente africano già 315.000 anni fa. - – Omo Kibish, Etiopia
Nel 1967, nei pressi del corso del fiume Omo, in Etiopia, furono rinvenuti fossili risalenti a circa 195.000 anni fa. Si tratta di crani quasi moderni per forma e dimensioni, a conferma del fatto che l’Africa orientale è stata la culla della nostra specie. - – Skhul e Qafzeh, Israele
In Israele, nelle grotte di Skhul e Qafzeh, sono stati trovati resti di Homo sapiens datati a oltre 100.000 anni fa. Questi reperti confermano le rotte migratorie utilizzate dai primi esseri umani che decisero di lasciare l’Africa. - – Grotte di Blombos, Sudafrica
Nelle Grotte di Blombos sono stati scoperti oggetti sorprendenti: tra questi alcune conchiglie perforate e utilizzate come collane, oltre a un certo numero di pietre incise con simboli astratti. Tali manufatti sono datati circa 75.000 anni fa e indicano come l’Homo sapiens avesse già la necessità di esprimere la propria creatività e sensibilità estetica attraverso l’arte.
Cos’è che ci rende davvero unici?
I primi Homo sapiens avevano qualcosa di speciale: una mente capace di pensare in modo astratto e che permetteva loro di esprimersi con un linguaggio complesso. Inoltre, erano in grado di collaborare e coordinarsi tra loro. Come confermato dagli scavi effettuati presso le grotte di Blombos, l’Homo sapiens amava l’arte e aveva la necessità di produrre oggetti che avessero una valenza estetica, cosa mai avvenuta prima. Gli Homo sapiens arcaici avevano un enorme vantaggio rispetto agli altri ominidi: sapevano comunicare tra loro meglio di chiunque altro e proprio questo fece la differenza tra sopravvivere e morire.
In un mondo pericoloso e poco accogliente come quello in cui vivevano, avvisare i propri cari di un pericolo imminente, pianificare una battuta di caccia nei minimi dettagli, tramandare conoscenze circa animali e piante, poteva essere vitale. E poi nacque anche l’arte: dipingere animali sulle pareti delle caverne, creare statuette o strumenti musicali, arricchiva l’animo e rendeva più curiosi. I più antichi dipinti rupestri, come quelli di Chauvet (Francia) e Altamira (Spagna), risalgono a circa 40.000 anni fa e offrono interessantissimi spunti di riflessione.
La conquista del mondo
Circa 10.000 anni fa, Homo sapiens aveva già colonizzato ogni angolo della Terra, dalle foreste dell’Amazzonia alle coste del mar glaciale artico. I primi fossili ritrovati in Australia risalgono a oltre 65.000 anni fa. Ma come vi arrivarono? Probabilmente a bordo di semplici zattere, attraversando mari e oceani.
Secondo gli scienziati, gran parte delle migrazioni avvenute per mare furono compiute in epoche caratterizzate da climi più freddi, durante le quali le tempeste e gli uragani erano meno frequenti. Nel continente americano la colonizzazione fu più recente: i primi arrivi risalirebbero, infatti, a circa 15.000 anni fa e avvennero attraversando a piedi (sempre durante i periodi glaciali) il ponte di terra che un tempo univa la Siberia all’Alaska (l’attuale stretto di Bering).
La rivoluzione agricola
Per migliaia di anni Homo sapiens visse come cacciatore-raccoglitore, muovendosi in piccoli gruppi alla ricerca di prede e cibo. Ma circa 12.000 anni fa qualcosa cambiò radicalmente nelle sue abitudini di vita: gli Homo sapiens impararono a coltivare piante e ad allevare animali, addomesticarono il lupo fino a renderlo un compagno di vita inseparabile e cominciarono a stanziarsi in gruppi sempre più numerosi nei pressi di laghi e fiumi, dov’era più facile approvvigionarsi di acqua.
Questa rivoluzione agricola, avviata all’interno della cosiddetta Mezzaluna Fertile (una regione che comprende parte di Iraq, Siria e Turchia), trasformò per sempre la vita degli esseri umani. Coltivare gli alberi da frutto, le verdure e il grano, permise loro di fermarsi stabilmente in un luogo, costruire veri e propri villaggi, creare società sempre più complesse. Col tempo nacquero anche le prime città, comparvero la scrittura e le leggi.
L’Homo sapiens oggi
Attualmente, il pianeta Terra accoglie quasi 8 miliardi di persone, tutte discendenti da quell’Homo sapiens che per primo decise di lasciare l’Africa orientale per stabilirsi, insieme ai propri cari, in Medio Oriente, Asia e sulle coste del Mediterraneo. Attualmente, viviamo in città sempre più grandi, costruiamo razzi per andare nello spazio e, grazie alle moderne tecnologie, comunichiamo in pochi secondi da un continente all’altro. Eppure, condividiamo ancora tantissime cose con i primi esploratori che attraversarono mari e terre sconosciuti e che amavano dipingere sulle aperti delle grotte.
Curiosità sull’Homo sapiens
I primi Homo sapiens in grado di creare strumenti musicali, tra cui il flauto di osso trovato in Germania, vissero all’incirca 40.000 anni fa. Alla pittura parietale, quindi, in poche migliaia di anni si aggiunse anche la musica. Allo stesso periodo risale la nascita della body art: anche gli Homo sapiens vissuti 40.000 anni fa usavano ocra rossa per decorare il proprio corpo. E probabilmente lo facevano per motivi simbolici o religiosi.
Allo stesso modo, gli Homo sapiens usavano seppellire i morti insieme agli oggetti che avevano usato in vita. Questa pratica doveva essere figlia di una qualche primitiva forma di credenza nell’aldilà. La vera forza dell’uomo moderno non era costituita soltanto da un cervello più grande e da una capacità di pensiero maggiore, ma soprattutto dall’abilità nel cooperare con grandi quantità di persone, che si trattasse di pianificare una battuta di caccia, di costruire un’imbarcazione o di tramandare riti religiosi o conoscenze relative all’agricoltura e all’artigianato.
Conclusioni
La storia dell’Homo sapiens è sicuramente una delle più incredibili tra tutte quelle avvenute sul pianeta Terra nel corso del tempo: ogni scoperta, migrazione, idea ha contribuito a costruire il mondo in cui viviamo. Siamo i discendenti di persone che hanno attraversato continenti sconosciuti, sopportato climi estremi, costruito i primi villaggi e inventato nuovi modi di vivere. La loro eredità vive in ogni parola che pronunciamo, in ogni sogno che inseguiamo, in ogni idea che immaginiamo.