Il Periodo Carbonifero si estende da 358 a 298 milioni di anni fa. Il suo nome richiama i depositi di carbone che si trovarono nel Regno Unito e in Europa occidentale durante il corso di questo arco di tempo e quindi in questa era geologica nota anche come Età delle piante.
Nel Carbonifero vi fu una consistente estinzione di massa, denominata estinzione Devoniana, in cui scomparirono soprattutto le specie animali marine, mentre sulle terre emerse la flora e la fauna continuarono a proliferare indisturbati. Al termine del Devoniano, la crescita evolutiva degli esemplari viventi nei mari subirono un rallentamento mentre nel Carbonifero riprese la diversificazione dei generi.
Perioco Caronifero Era Paleozoica da 358 a 298 milioni di anni fa
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Lo sviluppo della flora nel Periodo Carbonifero
Diversamente da quanto succedeva nel Devoniano, il clima si presentava con temperature non omogenee in ogni parte del pianeta Terra. Nel corso del Periodo Carbonifero, le superfici terrestri erano investite da freddi polari e calotte ghiacciate con aree caratterizzate da situazioni climatiche tipiche dei tropici in cui i vegetali crescevano in modo abbondante e rigoglioso.
La felce si diversificò in varie specie mentre alle piante che avevano un sistema di riproduzione tramite le spore, si unirono sempre di più alcune specie vegetali dotate di semi. L’ambiente terrestre si presentava paludoso con una forte umidità soprattutto in alcune zone e questo fu favorevole alla crescita di piante come il Lepidodendron che poteva raggiungere i 30 metri di altezza. Nel periodo Carbonifero, quindi, fu la flora terrestre ad avere un grande sviluppo ma anche la fauna fece il suo percorso di crescita.
Uno dei predatori che più risaltano nel Periodo Carbonifero era un pesce preistorico che può apparire impressionante per dimensioni e aspetto. Gli Ammoniti, molluschi cefalopodi, che sono sopravvissuti all’estinzione proseguirono l’evoluzione creando nuovi generi che si diffusero in modo abbondante nelle acque marine del pianeta
In seguito all’estinzione dei placodermi, ovvero i pesci dotati di corazza, che avvenne al termine del Periodo Devoniano prosperarono i pesci con pinne raggiate che si moltiplicano popolando i mari. Il Falcatus, invece faceva parte del gruppo degli Stehacanthus, una specie ittica cartilaginea nota tra gli squali del Periodo Carbonifero, questo pesce si riconosce facilmente da una caratteristica particolare data dalla pinna rivolta in avanti.
Edestus era un pesce dalle grandi dimensioni e con denti molto evidenti e pronunciati per i quali divenne famoso. Questo particolare animale cartilagineo era uno dei più grandi predatori dell’epova con dimensioni che potevano raggiungere i 7 metri di lunghezza dalla punta del muso fino alla coda.
I trilobiti sopravvissuti si avviavano alla completa estinzione che giungerà al suo culmine verso la fine del Permiano. Gli insetti che non erano dotati di ali subirono una crescita evolutiva e si dotarono di ali per volare, inoltre divennero più grandi in dimensioni.
Durante il Carbonifero avvennero diversi fenomeni di gigantismo soprattutto per quanto riguarda gli insetti ma anche gli anfibi. Queste specie quindi, crebbero più del solito a causa dell’ossigeno aumentato nell’atmosfera di quel tempo. Si stima infatti che la concentrazione di ossigeno presente nell’aria durante il Periodo Carbonifero risultava pari al 35%.
Gli insetti giganti dell’epoca erano molti ma i più noti erano la Meganeura, questo era una sorta di libellula di grandi dimensioni che aveva un’apertura alare di circa 75 centimetri. Da non dimenticare anche il millepiedi Arthropleura che poteva arrivare ad una lunghezza di oltre 2 metri.
Per quanto riguarda gli anfibi che comparirono per la prima volta nell’era geologica precedente, riuscirono ad adattarsi all’habitat della terra evolvendosi fino a portare alla formazione dei primi esemplari di lucertola oltre ai primi esemplari di rettili.
Verso la seconda metà del Carbonifero, insieme agli anfibi preistorici che si riproducevano in acqua proprio come succede con gli anfibi di oggi, comparvero sulla terra esemplari di Hylonomus. Questo tipo di rettile rappresenta la specie più antica tra quelle identificate e la prima che si riproduce tramite deposizione di uova sulla terra.
Anche se non si può parlare di guscio nel vero senso della parola, si può dire che le uova di questo genere di rettili erano abbastanza resistenti per poter resistere anche fuori dall’acqua in ambienti asciutti.
Il sistema produttivo subisce quindi un’evoluzione e si sposta ad un livello più avanzato ovvero da anfibi a rettili che potevano spostarsi sia in acqua che sul terreno colonizzato il territorio. Si tratta degli antenati degli Arcosauri ed è proprio da loro che si svilupperanno ben 100 milioni di anni dopo, quando nacquero i dinosauri.
La foresta pluviale durante il Periodo Carbonifero
Accadde 300 milioni di anni fa con il calo dell’estensione della foresta pluviale che si venne a creare l’habitat ideale per la diffusione di rettili e mammiferi. Nel periodo terminale del Carbonifero vi furono tempi aridi che diedero il via ad un profondo cambiamento evolutivo per vegetali e animali
Le foreste tropicali hanno visto eventi durante i quali la loro diffusione si è estesa o ritirata a causa delle variazioni climatiche. Tra questi si è studiato in modo particolare quello avvenuto 307 milioni di anni fa, verso il termine del periodo Carbonifero. Prima di questo evento il clima era caldo umido e questo aveva reso semplice la creazione di nuove specie che potevano vivere in tale ambiente, fu così che comparirono i primi animali quadrupedi e gli anfibi.
La foresta a macchia di leopardo durante il Carbonifero
Al termine del Periodo Carbonifero, il pianeta Terra divenne più arido e la foresta diminuì progressivamente. I paleontologi stanno studiando gli effetti di questo evento sulla vita degli animali che in quel periodo abitavano questi ambienti.
Gli studiosi di paleontologia presso l’Università di Birmingham (UK), che hanno fatto ricerche sull’evoluzione delle varie specie fossili osservando il database paleontologico, hanno evidenziato che la riduzione dell’estensione della foresta tropicale portò a un disastro naturale per ogni specie vivente ma in particolar modo per gli anfibi.
La frammentazione delle foreste portò a cambiamenti ambientali creando aree differenti e lo sviluppo di nuove specie di vegetali ma anche di animali. Tra questi vi sono i più antichi antenati dei rettili, quindi anche di dinosauri, uccelli e mammiferi.
Anche se la perdita della foresta può apparire come un evento negativo, per certi versi lo è stato, ma ogni cambiamento porta ad un’evoluzione e anche questo lo è stato. Vegetali e animali si diffusero sotto nuove forme sul pianeta sviluppando diversi ecosistemi che si diffusero in tutte le parti del mondo dando vita a molte nuove specie.
La frammentazione della specie originale fu quindi un avvenimento fondamentale per lo sviluppo di flora e fauna sul pianeta.
Al Periodo Carbonifero si attribuisce anche il Romer’s Gap ovvero un arco di tempo che ricopre circa 15 milioni di anni e non ha prodotto nessun reperto fossile di animali vertebrati per questo motivo non vi sono fossili vertebrati.
Impatti ambientali nel Carbonifero
I grandi giacimenti di carbone, tipici di quest’era, si trovavano nelle aree che comprendevano la fascia terrestre dell’equatore ed erano, quindi ricoperte di immense foreste. Si tratta di zone europee oltre che aree site in America settentrionale, siti in cui si sono verificati molti cambiamenti per l’impatto ambientale dovuto alla deforestazione naturale.
Gli Anfibi che abitavano le foreste carbonifere sono distinti in diverse sezioni evolutive. Vi sono forme di vita che somigliano alle salamandre altre ai tritoni che si possono trovare anche ora sulla terra, vi sono poi animali che ricordano i coccodrilli attuali.
Tutte queste specie sono dotate di denti posizionati in modo vario, talvolta ricordano un labirinto e proprio per questa caratteristica vengono definiti Labirintodonti. Queste formazioni dentarie sono già presenti tra le specie di pesci del genere Ripidisti perciò si ritiene che non siano nate con gli Anfibi.
Accade spesso che le specie anfibie appaiano vecchie e nuove nello stesso momento. Il Diplovertebron esistente verso la fine del Periodo Carbonifero, era un esemplare dal corpo lungo più di 1 metro, i ritrovamenti ossei mostrano come vi fossero formazioni cartilaginee su polsi e caviglie oltre che presentare una corda dorsale che persiste anche negli esemplari adulti.
La necessità di acqua per la riproduzione poteva rappresentare uno svantaggio in quanto serviva effettuare una deposizione di uova consistente per poter affrontare il prosciugamento delle aree paludose e resistere agli attacchi dei predatori. Tutto si basa sullo spirito di sopravvivenza e non sul desiderio di colonizzazione, la produzione di tante uova garantiva la sopravvivenza solo di alcuni esemplari più fortunati che potevano così, garantire la continuazione della specie.
Con il passare dei decenni, l’evoluzione porto alcuni anfibi a creare uova resistenti al disseccamento delle paludi e quindi a sopravvivere anche fuori dall’acqua. Si trattava di uova con il guscio che venivano deposto sulla terraferma nascondendole da molti predatori acquatici proprio come fanno oggi le testuggini.
Circa 280 milioni di anni fa ha vissuto l’Hylonomus, di cui sono stati ritrovati reperti fossili evidenti, questa specie era la prima a rappresentare la nuova specie di rettili che deponeva uova con guscio rigido. Il miglioramento delle zampe, che fungono anche da pinne per muoversi nell’acqua, è in contrasto con altri tipi di anfibi.
Vi erano infatti forme viventi che prediligevano un movimento serpentino fino ad arrivare alla riduzione e scomparsa degli arti come accadde per gli Aistopodi. Tra le specie animali che dominarono il Periodo Carbonifero troviamo i Brachiopodi e le Ammoniti oltre ai Molluschi cefalopodi e le Belemniti. A dominare la catena alimentare vi erano alcune specie di pesci vertebrati e altri cartilaginei. Una grande varietà di creature che si contendevano spazi e alimenti durante il Carbonifero.