I dinosauri terrestri non sono gli unici animali di dimensioni enormi presenti in epoca preistorica, anche nelle acque oceaniche vi erano creature di grandi dimensioni che ancora oggi esistono anche se in una variante differente.
Stiamo parlando di Archelon, nome che significa antica tartaruga, si tratta di un genere di tartaruga marina ormai estinto che vissuto duralte il Cretaceo superiore nel territorio che oggi conosciamo come South Dakota.
Il genere a cui appartiene era costituito da un’unica specie, ovvero Archelon Ischyros una tartaruga gigante, la più grande che sia mai stata ritrovata sul pianeta.
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L’esemplare più grande tra quelli ritrovati misura 4,50 metri consideranto la lunghezza che va dalla testa fino alla coda, mentre se lo si misura la larghezza dalla punta di una pinna fino alla punta di quella opposta la dimendione è di 4 metri. Vista la grandezza, Archelon non poteva certo essere leggero, infatti questa tartarugona gigante aveva un peso di 2.200 chilogrammi, una stazza importante ma agile e veloce in acqua.
I ricercatori, in passato, avevano incluso nello stesso genere anche le specie Archelon Marshii e Archelon Copei che poi sono state assegnate a specie differenti, la prima a Protostega e la seconda a Microstega.
Fu George Reber Wieland, paleontologo americano, che nominò il genere nel 1985 quando scoprìuno scheletro di Archelone in South Dakota che inserì classificò inserondolo nella famiglia Protostegidae (tartarughe estinte).
La Dermochelys Coriacea, detta anche Tartaruga liuto, è stata considerata per molto tempo una parente stretta e attualmente vivente di Archelone ma in seguito si è compreso come quelt’ultima sia un tipo differente da qualsiasi altra specie esistente.
Achelon era dotato di un carapace coriaceo al posto del guscio che caratterizza quasi tutte le tartarughe marine di oggi. Probabilmente vi era anche una cresta sul carapace con punte di diversa altezza che iniziava 5 cm e andava calando.
Questa grande tartaruga marina aveva il becco ad uncino e fauci perfette per frantumare ogni cosa, per questo gli scienziati pensano che la sua alimentazione si basasse su crostacei e molluschi protetti da un guscio resistente. La caccia avveniva sul fondo dei mari muovendo la sabbia e scovando le prede che servivano al suo nutrimento.
Il forte becco era anche in grado di tranciare la carne senza troppi problemi in realtà quindi niente era precluso alla caccia. Nonostante fosse molto grande e pesante, in acqua Archelon riusciva ad andare velocissimo grazie alle enormi pinne.
Questa potenza nel movimento fa pensare che fosse un predatore oceanico in quanto poteva contrapporre resistenza anche alle correnti più forti. Il suo habitat è stato individuato nell’area settentrionale del mare occidentale interno, una zona in cui vi era un clima freddo e vivevano altre specie come i presiosauri, i mososauri e gli hasperornithiformi.
L’estinzione di Archelon, il dinosauro acquatico, potrebbe essere dovuta a un restringimento dell’habitat naturale di questa specie ma anche all’aumento dei predatori che si nutrivano delle loro uova e dei piccoli rendendo difficile la sopravvivenza della specie.
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Come era fatto il dinosauro acquatico Archelon
La grande tartaruga marina del Cretaceo aveva una testa ben distinta dal corpo, la forma era allungata e piuttosto stretta. La bocca era costituita da un becco a forma di uncino molto duro e resistente, la forma ad uncino era utile per agganciare la preda senza farla sfuggire per poi rompere il guscio e con la forza della sua bocca di osso. Il becco era ricoperto di una guaina composta da cheratina che lo rende simile ai becchi dei rapaci attualmente esistenti, ad esempio l’aquila.
La parte sopra del becco era, però, smorzata in confronto alle moderne tartarughe marine. La testa risulta lunga soprattutto a causa della premascella, quindi la parte davanti della mandibola. Le narici risultano allungate e appoggiano sulla parte alta della testa ma spostate in avanti, sono posizionate in maniera più orizzontale in confronto alla maggior parte delle tartarughe marine. Gli zigomi hanno una forma arrotondata rispetto alle altre specie che si presentano con un taglio triangolare. L’articolazione che consente il movimento della mascella era mantenuto il posizione dalla cartilagine e permetteva un movimento a martello della bocca.
Le vertebre cervicali sono solamente 5 da quello che si può vedere dall’olotipo di Archelon, ma probabilmente il collo era costituito da un numero maggiore che si può quantificare in 8 vertebre. Dato che devono incastrarsi una nell’altra, le vertebre hanno un lato concavo e l’altro convesso sul lato opposto. La massa muscolare presente sul collo doveva essere molto sviluppata e forte per sostenere il peso sia del collo che della testa anche durante i movimenti.
Le vertebre del torace sono 10 e la loro dimensione aumento man mano che si avvicinano al cranio e non hanno molta connessione con la corazza esterna. L’osso sacro è composto da 3 vertebre dalla forma corta e appiattita mentre la coda si pensa che sia stata costituita da 18 veterbre di cui le prime 10 nella posizionate nell’area del carapace, ed erano costituite da archi neurali, mentre le altre 8 non né erano dotate. Il movimento della coda era molto accentuato e dallo studio dei ritrovamenti fossili si pensa che fosse in grado di piegarsi con un angolazione fino a 90° in orizzontale.
Nelle zampe anteriori, l’omero è massiccio e allungato mentre il radio e l’ulna hanno dimensioni ridotte e forma tozza. Questo sta a indicare che le pinne della tartaruga preistorica quando era in vita, erano molto grandi e potenti con una dimesione da 490 a 610 cm. I segni trovati sulle ossa degli arti stanno a indicare che Archelon aveva una crescita piuttosto veloce che potrebbe ricordare quella della tartaruga liuto in quanto ha i processi di crescita più veloci tra le specie conosciute. Gli esemplari giovani hanno un tasso di crescita che in media raggiunge gli 8,5 cm ogni anno.
Come è fatta la corazza dell’Archelon?
Il carapace della Tartaruga gigante del Cretaceo superiore era costituito da 8 neurali, così vengono definite le placche che si travano vicino alla mediana, e 9 pleuralia, ovvero quelle che fanno da collegamento della fascia mediana e le costole. Si tratta di placche grandi uguali più o meno a parte le due coppie che si trovano in corrispondenza dell’ottava vertebra del torace e hanno una misura ridotta rispetto alle altre. Archelon si presenta con 10 paia di costole come le altre tartarughe marine ma si differenzia dal fatto che la prima costola non ha contatti con la prima pleura.
Inoltre, la prima costola ha dimensioni notevolemente ridotte rispetto alla seconda come la maggior parte delle tartarughe, per Archelon si tratta di una costola che misura un quarto della lunghezza della seconda. Un dettaglio ritenuto importante per stabilire la forma del corpo e le somiglianze con altre specie di tartarughe esistenti. Le porzioni ossee della corazza sono sottili e sovrapposte una sull’altra, probabilmente anche per proteggersi durante lo sviluppo quando una parte di essa era ancora malleabile e quindi vulnerabile agli attacchi dei predatori.
Le costole, invece, sono piuttosto pesanti e massicce probabilmente perché dovevano sostenere il peso oltre a svolgere la funzione di zavorra come accade per le balene e altri animali oceanini. La stessa caratteristica siè potutta notare spesso in altre specie di tartarughe marine ancestrali. Il carapace, o corazza, era caratterizzato probabilmente da una cresta ossea formata da punte di varia misura sulla mediana ovvero la parte centrale in lunghezza. Gli studiosi pensano che ci fossero un totale di circa 7 creste che servivano ad allontanare i predatori.
Il collo non era agganciato alla corazza dell’Archelon e le piastre pleuriche erano unite saldamente, per questo si intuisce che la pelle del dinosauro in vita dovesse essere molto spessa e resistente per riuscire a compensare e dare sostegno in modo adeguato alla zona delle spalle.
La tartaruga liuto presenta la stessa tipologia di carapace ed è quindi più semplice comprenderne la costituzione e il funzionamento. La formazione di questa particolare corazza preistorica è spugnola e ricorda il materiale osseo che si ritrova nei vertebrati che popolano il mare aperto tra cui i delfini.
Tale materiale spugnoso permette di ridurre il peso complessivo delle strutture ossee per poter nuotare velocemente nelle acque marine e oceaniche.
Come è fatta la parte inferiore dell’Archelon, il piastrone?
Il piastrone del dinosauro acquatico Archelone, è rappresentato dalla parte inferiore della corazza, detta anche carapace. Questa sorta di piastra che protegge la pancia e tutti gli organi vitali copre la tartaruga dalla base del collo alla coda. Questo importantissimo elemento protettivo presenta uno spessore molto sviluppato e la sua lunghezza può superare i 2 metri come è stato possibile osservare e misurare in un esemplare rinvenuto nel 1898. Mentre il carapace superiore ha un colore unico, il piastrone inferiore si presenta con delle evidenti striature che ricroprono l’intera superfice.
In questo genere di tartarughe preistoriche il piastrone è formato da epipiastrone e entopiastrone si presentano uniti formando una unica formazione che prende il nome di entepipiastrone, o parapiastrone. L’entepipiastrone ha una forma a T, diversamente dagli entopiastroni con una forma a Y che si può trovare in molte specie tartarughe. Il borlo più alto della T è arrotondato a parte nella zona che si trova in centro che si presenta con una proiezione di piccole dimensione. Mentre i lati esterni sono convessi e leggermente piegati verso l’esterno del corpo. Entrambe le estremità della T è piatto e si assottiglia man mano che si allontana dalla parte centrale.
A connettere l’hyopopiastrone, hypopiastrione e lo xiphipiastrone c’è una grossa e spessa cresta continua che si nota in modo evidente. L’hyopopiastrone ha una forma un po’ ovale che si assottiglia man mano che va verso le parti più esterne. Le spine si sviluppano nella zona centrale e sono rappresentate da formazioni spesse con forma piuttosto stretta e triangolare. Queste hanno una sporgenza in direzione della testa e non sono molto lunche ma appuntite per proteggere l’Archelon dai nemici e dai predatori.
Le spine centrali sono 6, sottili e piuttosto lunghe mentre le ultime 19 spine sono appiattite e nessuna di queste ha un contatto con l’entepiastrone.L’ipopiastrone ha ben 54 spine, quindi prima di addentarlo, gli avversari, ci pensavono molto bene. Lo ziphipiastone ha una particolare forma che ricorda il boomerang, si tratta di un dettaglio che riporta a tempi primitivi ed è in contrasto con la conformazione dritta delle tartarughe attuali.
Quando e come è stato scopero il dinosauro acquatico Archelon?
Osservando il primo esemplare rinvenuto dal paleontologo George Reber Wieland nel 1895, si è scoperta una nuova specie che lo scienziato ha potuto descrivere meglio anche grazie allo scheletro rinvenuto un anno dopo anche se privo del cranio. La prima scoperta avvenne nelle Pierre Shale sulle rive del fiume Cheyenne che attraversa la Contea Custer nel South Dakota in terre che risalgono al Cretaceo superiore. A questo nuovo animale preistorico si diede il nome di Archelon Ischyros, che proviene dal greco antico ἀρχη/arkhe che signigica “primo” e chελώνη/chelone, ovvero “tartaruga”. Ischyros deriva dal termine greco ἰσχυρός/ischyros che si traduce con l’aggettivo “potente”.
Il paleontologo statunitenze Wieland penso di inserire l’antica tartaruga nella famiglia delle Protostegidae che a quei tempi comprendeva solamente animali più piccoli tra cui Protostega e Protosphargis. Quest’ultimo tipo è stato poi spostato nella famiglia dei Cheloniidae. Un teschio di Archelon fu poi rinvenuto nel 1897 nella stessa regione, che appartenesse all’esemplare che né era privo? Tutto è possibile ma difficile anche per gli scienziati capirlo.
Nell’anno 1900, il paleondologo americano che per primo scopri il nuovo dinosauro acquatico, fornì la descrizione di una seconda specie che chiamo Archelon Marshii. In realtà questa scoperta fu effettuata da un altro paleontologo statunitense, Othniel Charles Marsh da cui ha preso il nome la specie descritta dal collega. La distinzione della specie fu presa dalla caratteristica del piastrone che copre la pancia della tartaruga, questa infatti era più spessa inoltre anche l’omero aveva una forma più dritta rispetto al primo esemplare.
Nel 1909 Wieland, dopo ulteriori studi e ricerche, decise di riclassificarlo come Protostega Marshii. Ma prima di questo evento, nel 1902, fu scoperto un terzo esemplare ritrovato lungo la riva del Cheyenne, nel Cretaceo questa zona doveva essere molto abitata da questa tipologia di tartarughe. Cinquant’anni dopo il paleontologo svizzero Rainer Zangerl decise di suddividere in due generi i vari reperti ritrovati e fu così che si vennero a creare le famiglie Chelospharginae e Protosteginae. Nel primo gruppo furono inseriti Chelosphargis e Calcarichelys mentre nel secondo mise Archelon e Protostega.
In seguito fu ritrovato anche un quarto esemplare di Tartaurga marina preistorica a cui fu assegnato il nome di Brigitta, i fossili furono scoperti sempre nel South Dakota ma questa volta nella Contea di Oglala Lagota. Questo incredibile esemplare è stato poi trasportato presso il Museo di storia naturale di Vienna dove è tutt’ora possibile osservarlo e ammirarle le dimesioni oltre che le caratteristiche di ogni sua parte. Un quinto esemplare, invece, fu una parte di scheletro che si trovava nelle Pierre Shale nel North Dakota sulle rive del fiume Sheyenne nelle vicinanze di Cooperstown.
Qual è l’evoluzione della Tartaruga marina Archelon?
La parente più prossima ad Archelon è stata considerata per molto tempo la tartaruga liuto, il cui nome scientifico è Dermochelys coriacea. In seguito però si è messo in dubbio tale evoluzione per alcune differenze genetiche tra i generi che hanno escluso tale familiarità. Quindi attualmente la Tartaruga Marina gigante Archelone non ha condivide antenati con nessuna tipologia di tartaruga marina conosciuta.
Archelon era un dinosauro acquatico che viveva nelle acque del Mare Interno Occidentale che erano basse e con fondali fangosi privi di ossigeno che non superava mai i 180 metri di profondità. L’area del Dakota nel periodo del Campaniano era caratterizzato da una tipologia climatica che poteva variare da moderato a freddo, in questa zona abbondavano i plesiosauri, i mosasauri e gli Hesperornitiformi. Non è stata trovata alcuna prova tangibile delle migrazioni dei vertebrati nelle aree settentrionali e meridionali. Anche se gli squali erano molto comuni nelle zone più a sud, sono stati rinvenuti fossili anche nelle Pierr Shale. Qui sono stati trovate alcune specie tra cui Squalus, Squalicorax e Cretolamna.
Nelle stesse acque in cui viveva l’Archelon vi erano anche gli ichthyodectidi tra cui gli Xiphactinus, grandi pesci predatori. L’area era molto ricca di vita in diversa foma, ad esempio gli invertebrati come molluschi come gli ammoniti Placenticeras placenta, Scaphites nodosus e Baculites ovatus, bivalvi tra cui Inoceramus, belemniti e nautilus. Il mare stava subendo un ritiro progressivo verso sud non ebbe la possibilità di migrare verso nuovi mari e questo potrebbe aver accelerato la sua estinzione oltre ai molti predatori che mangiavano le sue uova e i cuccioli senza lasciare possibilità di progredire alla specie.
Come viene visto Achelon nella cultura di massa?
Anche se Archelon se non è un dinosauro di terra ma acquatico, è abbastanza conosciuto al grande pubblico. L’enorme tartaruga appare nel documentario realizzato dalla BBC intitolato Mostri del mare oltre che in quello diffuso da Discovery Channel Prehistoric in cui viene segnalato. Inoltre Archelon fa la sua comparsa, anche se breve, nel film realizzato nel 1966 che si intitola “Un milione di anni fa”.
I cartoni animati ricordano la tartaruga gigante Archelon con il personaggio Archie nell’episodio “Alla ricerca della Valle Incantata IV – La terra delle nebbie” che risale al 1995. Anche “Il treno dei dinosauri” e “Dino Dan” sono due cartoni animati in cui si può vedere la tartaruga gigante fare la sua parte. I Pokémon di 5° generazione invece si sono ispirati ad Archelon per creare Tirtouga e l’evoluzione Carracosta.